Le illustrazioni d’epoca tendono piuttosto a rappresentarlo ammantato di rosso. Spesso non è nemmeno un principe, ma un soldato, un povero, un pescatore, un cacciatore, un grullo o semplicemente un uomo. A volte è un re, in “La guardiana d’oche alla fonte” è un conte, in “Pinto smalto” di Basile è addirittura un fantoccio di pasta di mandorle.
Il che accade però solo in Italia e Spagna.
In francese si dice “Prince Charmant”, in inglese “Prince Charming” e in tedesco pure se non semplicemente Principe della Fiaba (“Märchenprinzen”). In Internet trovo un messaggio “En Brasil no Hablamos Príncipe Azul , Hablamos Príncipe Encantado !” e da una facile ricerca risulta che in spagnolo si dice anche “Príncipe Incantador”, il che corrisponde al francese, inglese e tedesco.
In Wikipedia Italia alla voce “Principe Azzurro” leggo:
“Il colore azzurro a cui fa riferimento la versione italiana del nome è da riferirsi all'abbigliamento tipico dell'eroe. Queste denominazioni tradizionali sono state consolidate nella cultura popolare dal classico Disney Cenerentola.“Ma il principe non veste d’azzurro né nelle fiabe tradizionali né nei classici Disney!
Nel cartone animato del 1950, è l’abito di Cenerentola ad essere azzurro, meraviglioso e con riflessi di diamante. Il principe è in uniforme: giubba bianco dorata, calzoni rossi con banda d’oro come mostrine e fusciacca.
Mentre in Biancaneve e i sette nani del 1937, il principe indossa mantello rosso su casacca blu con pantaloni più grigi che azzurri.
Wikipedia Spagna alla voce “Príncipe Azul” riporta due convinzioni diffuse che però non reggono più di tanto:
Stando alla prima l’azzurro allude al “sangue blu”, alla nobiltà del principe.
Perché l’allusione c'è solo in italiano e spagnolo? Ma soprattutto perché solo il principe è azzurro? Re, regine, principesse sono nobili, perché non sono detti “azzurri”?
Stando alla seconda l’origine risale ad una leggenda rumena del XIX secolo “Il principe azzurro della lacrima”.
Si tratta della fiaba “Fat Frumos” di Mihai Eminescu, pubblicata nel 1870.
Facendo tradurre la fiaba automaticamente da Google dal rumeno all’italiano, il nome del protagonista risulta infatti essere “Principe azzurro della lacrima”.
Non conosco assolutamente il rumeno ma un controllo minimo è facile e ovvio: torno all’originale rumeno e chiedo a Google la traduzione in inglese.
Risultato? il protagonista diventa “Prince Charming of tear”. Provo in tedesco. Diventa “Prince Charming von Tränen”.
Niente azzurro! La traduzione restituisce semplicemente ciò che è abituale nella lingua di destinazione.
Al che chiedo a Google di tradurre dal rumeno all’italiano separatamente le due parole “Fat Frumos” .
“Fat” risulta essere “bambino” o “principe” e “frumos” corrisponde a “bello”.
Letteralmente quindi “Fat-Frumos” significa “Principe giovane e bello”.
Nella fiaba di Eminescu il “Principe Azzurro” non c’è!
Quel che mi colpisce però è che l’origine del “Principe Azzurro” venga legata ad un’opera letteraria del 1870.
Possibile che non ci siano precedenti?
Mi viene in mente la pelle azzurra di Vishnu e mi domando se in qualche modo a fine ottocento ci sia stato un influsso induista arrivato chissà come in Italia e Spagna.
Ma l’influenza orientale non era forse particolarmente sentita nell’area germanica già dal settecento? E nell’ottocento non erano Gran Bretagna e Francia a colonizzare l’India?Che c’entri in qualche modo “Il cavaliere azzurro” di Kandiskji, o il movimento artistico che così si chiamava? Il cavaliere azzurro è del 1903, il movimento nasce nel 1911 .
Perché una figura vedica avrebbe dovuto entrare nell’immaginario di paesi come Italia e Spagna e non in quello di altri che avevano più contatti con l’oriente?
Ma ancora perché proprio Italia e Spagna e non i paesi in cui Kandiskji o gli altri artisti operavano?
Sono ad un punto morto. Non ho modo di andare oltre, posso solo aspettare di incappare prima o poi in un altro indizio.
Ed ecco che finalmente l’Accademia della Crusca pubblica una risposta!
Paolo Zolli una quarantina d’anni fa, era rimasto colpito di trovare traccia del “Principe Azzurro” solo a partire dal 1907 in letteratura italiana, in una poesia di Guido Gozzano, e prima solo nel titolo di un film italiano del 1904.La figura del “Principe Azzurro” quindi doveva essere stata creata negli anni immediatamente precedenti al 1904.
Le ricerche avevano preso in considerazione e scartato l’ipotesi della fiaba Fat Frumos:
si accertò che non voleva dire "principe azzurro", ma "ragazzo bello" (*)
quindi quella
riferita al principe d'una leggenda indiana, che si vede dipinto con la pelle di un bell'indaco, ma in cui non si spiega come costui sia entrato in italiano e non in inglese né in francese né in olandese né in tedesco, lingue che più della nostra, se non come la nostra, avevano contatti fruitivi con le culture e le civiltà dell'India.(*)
Scartate le suddette ipotesi:
occorreva dunque accettare l'idea di un'origine prettamente italiana, e fuor di classicità, per questo nobile giovane color del mare.(*)
La nascita del Principe Azzurro andava cercata in Italia quindi, nel periodo a cavallo tra fine ottocento e inizi novecento:
L'azzurro, come si sa, era il colore tradizionale della casa di Savoia...
Ed azzurra era l'uniforme di bassa tenuta, con i gradi di generale di brigata, nella quale il principe di Napoli [Vittorio Emanuele] si presentò a Cettigne, per la prima visita ai futuri parenti e alla futura sposa [Elena del Montenegro che sposò nel 1896], così come azzurri egli aveva gli occhi...
Nessun dubbio, con tali dati, circa la rispondenza del colore al personaggio, - così come due suoi antenati, Amedeo VI e Amedeo VII, erano stati detti il Conte Verde e il Conte Rosso: il primo dal paramento adottato per un celebre torneo, il secondo da un vistoso abito indossato per festeggiare la nascita dell’erede...
Durante il rito del matrimonio, […] la curiosità più viva, tra gli invitati, era per la sposa […]: così a qualcuno ella sembrò “una bella sonnambula”, al che qualcun altro ribatté: “Il principe la sveglierà!”, con evidente richiamo alla fiaba della Bella Addormentata o a quella di Biancaneve...
La prima menzione del principe di Napoli come “Principe Azzurro” sembra essere stata fatta da Giovanni Artieri (Il tempo della Regina, Roma, ed. Sestante 1950, p. 52): 'La principessa “povera”, questa cenerentola montenegrina alla quale il destino serbava un Principe Azzurro, azzurro Savoja, commoveva'....(*)
(*) citazioni da "Usi e difese della lingua" di Bernard Delmay
Svelato quindi il mistero del Principe Azzurro!
Nulla a che fare con le fiabe, solo il soprannome che i cronisti dell’epoca diedero a Vittorio Emanuele III.
Solo una trovata giornalistica di cent'anni fa.
Solo un abbaglio italiano, consolidato dal ripetere quel che si è sentito dire, senza chiedersi come mai, dando per scontato che se così dicono così è.