Chi, come e quando tirò fuori la storia del bacio?

Il principe ranocchio o Enrico di Ferro
The frog king or Iron Henry
El Rey Rana o Enrique el férreo
Le roi Grenouille ou Henri de Fer

Riflessioni e considerazioni (Chi, come e quando tirò fuori la storia del bacio?)

Baciare un ranocchio? uno di quei rospi viscidi!?

La principessa deve baciarlo così lui diventerà principe.
È questo che ci raccontano, vero?

Quante morali se lei lo bacia! 1a Morale: Bisogna saper andare oltre alle apparenze.
2a Morale: Quel che hai promesso devi mantenerlo.
3a Morale: Non devi disprezzare chi ti ha aiutato nel momento del bisogno.
4a Morale: Grande è la potenza dell’amore di una donna SE la donna ama a prescindere, con abnegazione e sacrificio, senza egoismi.
ovvero
“Bella mia, Se lui non è un principe è colpa tua. Bacia il ranocchio!”
MA la principessa NON ha MAI BACIATO IL RANOCCHIO!

nella versione originale lei non lo bacia!
“La principessa andò in collera,
lo prese e lo gettò con tutte le sue forze contro la parete.”


Chi, come e quando tirò fuori la storia del bacio?

Come mai proprio la fiaba numero uno dei fratelli Grimm è stata completamente stravolta?

I Grimm la pubblicarono già nella loro prima raccolta di fiabe popolari nel 1812.
Annotarono anche versioni in cui la principessa decapita il ranocchio o gli brucia la pelle, ed una più mite in cui invece gli permette di dormire per tre notti sul suo cuscino.
Traducendo la fiaba per il pubblico inglese, nel 1823, Edgard Taylor ritenne più opportuno far dormire il ranocchio sul cuscino.

Come, quando, chi per la prima volta passò dal cuscino al bacio non è ben chiaro. Di certo era preferibile, con le suffragette che cominciavano ad alzar la cresta.

Rappresentazione del percorso di maturazione sessuale della donna?

Affascinanti le chiavi di lettura psicologiche da Freud in poi.

·    Il ranocchio, col suo essere prima girino, allude ai mutamenti fisici dell’adolescenza. Simboleggia anche il sesso maschile, vissuto da una vergine come viscido repellente e animalesco.
·    La troppa importanza data ad un giocattolo è rifiuto di crescere, immaturità.
·    La palla d’oro è il senso d’interezza che viene perso col passaggio alla pubertà.
·    L’acqua è “profonda e profonda” come le pulsioni.
·    La giusta maturazione, il passaggio da bambina a donna, avviene con la trasformazione del disgusto iniziale in desiderio.

Ovvero, dopo profonde elucubrazioni psicologiche, di fatto si torna al bacio.

Freud nacque nel 1856 e morì nel 1939,
Ersilia Bronzini Majno nacque nel 1859 e morì nel 1933.
Chi era costei? chi l’ha mai sentita nominare?

Rinfaccerò sempre Milano di non averle dedicato nemmeno una strada.
Rinfaccerò sempre ai milanesi l’ espressione di scherno: “Asilo Mariuccia”.
Non lo sanno ma continuano la cattiveria di chi urlava oscenità e lanciava sassi verso l’istituto voluto da Ersilia Bronzini Majno.

L’Asilo Mariuccia si occupava di bambine prostitute o violentate. Con coraggio, si sobbarcava problemi mai affrontati prima, tra errori e mancanza d'esperienza.
Nei suoi archivi ci sono storie con signori colti, intelligenti, eleganti, che s’eran tolti qualche voglia.
Alcune delle bambine avevano otto anni.
Pochissimi erano i casi in cui il tribunale riconosceva una qualche colpa all’uomo. In quei rari casi veniva calcolato quanto denaro dare al padre della bambina, eventualmente era lui che si doveva indennizzare.
Per legge e per convinzione la bambina era “corrotta e corruttrice”.

Va bè, ma quelle eran bambine che venivano da ambienti miseri e degradati, abbruttite e volgari di loro. Le sottili osservazioni di Freud si riferiscono a donne d’altro livello…figlie, mogli, sorelle di signori colti, intelligenti, eleganti.

Bacio?!

Racconto questa fiaba ogni volta che una donna viene a lamentarsi.

Da più di dieci anni ogni volta che un’amica viene a dirmi le mille e mille cose che lui non capisce e che lei non sopporta più, le racconto la versione autentica della fiaba.
"Hai due possibilità:
  1. tirare avanti cercando di a fartela andar bene, con qualche sfogo ogni tanto con qualcuno.
  2. fare chiarezza rischiando il tutto per tutto, correre il rischio di una frattura definitiva. Ovvero lanciarlo contro il muro come la Principessina. Se è un principe vedrai che l’incantesimo si rompe e avrai un principe."
    "E se invece è proprio solo un ranocchio?"
    "Che te ne fai di un ranocchio?!"

Mi è capitato di raccontarla anche a qualche amico venuto a confidarmi:
"Mi ha distrutto, non hai idea di quel che lei è arrivata a dirmi. Mi ha fatto a pezzi!"

"Tranquillo! ha semplicemente fatto come la principessina, anche se non conosce la versione autentica della fiaba. Non sei un ranocchio, mostrale che sei un principe, ora s’aspetta proprio di scoprire che sei un principe."

Fiaba per crisi di coppia allora? Pretesto per rivendicazioni femminili?
NO! Non è così poco!

La racconto anche all’amico che mi dice di trovarsi incastrato in una situazione insostenibile, di lavoro o d’altro. 
"Puoi fartela andar bene, trovare il modo.
Ma se proprio proprio la faccenda ti disgusta, se i bocconi non vanno giù, se senti che questa storia invade la tua esistenza, ti sta addosso, ti segue anche quando vai a dormire, allora sappi che la principessa
non baciò mai e poi mai
quello schifosissimo ranocchio!
Lo lanciò contro il muro."

Può cambiare la vita sapere chi è Enrico di Ferro?

Interpreti illustri liquidano la parte finale della fiaba del Principe ranocchio come un'aggiunta posticcia, un'altra storia.

Ma i fratelli Grimm,rigorosi com'erano nella ricerca, avrebbero lasciato qualcosa di arbitrario? l'avrebbero messo addirittura nel titolo? nella fiaba che decidevano di pubblicare come prima di tutte?

E se invece questa strana parte fosse importante? Tanto da doverla mettere nel titolo?

Ci ho pensato su con ordine.

Chi è davvero la principessa?

Di solito, piuttosto che gli uomini, non sono le donne a volere metter su casa? sposarsi, convivere, mangiare insieme, dormire insieme, condividere la quotidianità.

E quelli che picchiano non son forse gli uomini?

Sono questi i clichè o no?
Clichè che la fiaba però capovolge. Perchè?

Forse per suggerire che non sta affatto parlando di una donna.
La fiaba racconta la nostalgia di quando le nostre possibilità erano infinite, di quando era come se giocassimo con una palla d’oro, preziosa e perfetta.
Ma questa nostalgia la conoscono sia le donne che gli uomini.
Per tutti ad un certo punto le cose son cambiate, per tutti la palla d’oro è finita chissà dove.
Perchè dopo che il ranocchio la recupera la fiaba non ne parla più? Perchè?
Perchè ormai non importa. Il senso bambino di onnipotenza una volta perso è perso per sempre. Non si può più tornare ad essere quello che persino il sole ammirava.
C'è una parte in noi che ha nostalgia di quando poteva tutto e che ora vive con rammarico una quotidianità che non vuole. Quella parte di noi nella fiaba è la principessa.

Chi è davvero il ranocchio?

È forse il marito che dimentica di togliersi le scarpe quando entra in casa? la moglie che dà più importanza a questa piccola cosa che a ciò che conta? è il capo che assilla? il cliente rognoso? il vicino invadente?
Non si può decidere che sia questo o quello senza tener conto che c'è qualcosa di strano nel ranocchio: diventa principe proprio perché viene spiaccicato contro il muro.
Ed è ancora più strano che non sia neppure arrabbiato o sconvolto, anzi! ha addirittura “begli occhi ridenti”

Chi è il ranocchio?
Sappiamo che è capace di recuperare la palla ma non di correre, che è invadente e increscioso.
Chi è?
E se non fosse un altro?
Se fosse invece una parte di noi?
Quella che ci fa superare un esame, un colloquio, ci fa trovare un lavoro, ma in cambio, esigente e assillante, opprime la nostra quotidianità con impegni, doveri, sensi di colpa.
Se fosse la Ragione?
L’aspetto di noi che va bene alla società e alla famiglia che ci tiene lì a fare quel che gli altri si aspettano da noi, ci toglie il gusto di mangiare, di dormire, imbratta l'oro di ogni cosa, toglie senso alle nostre aspirazioni.
Nella fiaba delle tre filatrici, il lieto fine arriva grazie alla capacità d’esser riconoscente.
Ma una cosa è ricordarsi d’invitare qualcuno al proprio matrimonio, altra è sposarlo.
Cattiva, egoista, contraria ad ogni buon principio, così può apparire la principessa. Ma anche i buoni principi hanno un limite, anche la riconoscenza ha un limite, anche il rispetto della parola data ha un limite, anche il senso del dovere ha un limite.

Rassegnazione e rancore opprimono sia la principessa che il ranocchio.
La principessa, l'Anima, chiamiamola come vogliamo chiamarla, ad un certo punto esasperata non ne può più. In preda alla collera prende il ranocchio e lo getta con tutte le sue forze contro la parete.

Afferma se stessa finalmente!

Così facendo rompe il maleficio.
Non un rospo ripugnante ma il principe più bello che ci sia, questo si rivela essere la Ragione! Ed ha gli occhi ridenti.
Anima e Ragione in perfetta armonia, possono riposare insieme per poi insieme cominciare il viaggio verso il più magnifico dei regni.

Chi è Enrico di Ferro?

Di Enrico la fiaba non ne parla se non alla fine. È un servo di cui non ci si accorge.

Se il principe è la Ragione e la principessa l’Anima, chi sarà mai il servo?

Quale nome vien dato a quella parte di noi di che, senza che ce ne accorgiamo, fedelmente e puntualmente, fa tutto ciò che ci è indispensabile per vivere?
Chi, buon servo fedele, si occupa del nostro respirare, digerire, dello scorrere del sangue, del ricambio continuo delle cellule nel nostro corpo?
Nella fiaba si chiama Enrico di Ferro. 

Enrico ha sofferto troppo nel vedere il suo signore ridotto a meschino ranocchio.

L'afflizione era così grande che non gli era bastato piegar le labbra fino a riempirsi di rughe, stringere i pugni e curvare la schiena fino all’artrosi. Il dolore era arrivato al cuore e, perchè non scoppiasse d'angoscia, Enrico aveva dovuto cingerlo con cerchi d'oro.

Quante malattie può avere il cuore? Quante malattie può avere il corpo?
Ma ora il corpo può esser sano! Anima e Ragione procedono insieme sulla sua carrozza. I cerchi saltano via dal cuore.

“Enrico, qui va in pezzi la carrozza!”
“No, padrone, non è la carrozza,
Bensì un cerchio del mio cuore,
Ch’era immerso in gran dolore,
Quando dentro alla fontana
Tramutato foste in rana.”


Può cambiare la vita sapere chi è Enrico di Ferro?!

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