Fiaba sconcertante? Diseducativa? Uno scherzo?
Una bugiarda fannullona che finisce nel migliore dei modi.
La morale non può essere questa!
Piuttosto andrebbe bene quello che dice la regina “Anche se sei povera, non importa: il tuo zelo infaticabile è una dote sufficiente”
Impegno, bravura, successo, questi sì sarebbero insegnamenti etici!
O no?
Ci misi parecchio a raccapezzarmi con questa fiaba.
Poi mi venne spontaneo raccontarla a due genitori che continuavano a lamentarsi di quanto la loro bella bambina fosse pigra e svogliata. Non apprezzava le vacanze culturali, i musei, gli interessantissimi corsi a cui l’iscrivevano. Le piaceva solo giocare e per di più era legatissima ad un amico, ai loro occhi poco più che un selvaggio.
La fiaba li lasciò di stucco. Pretesero che gliela spiegassi immediatamente.
Purtroppo quel che vien spiegato da altri non ha il valore di quel che si capisce da soli. Ma loro non si sarebbero presi la briga di riflettere su queste sciocchezze, così cercai di dirgli quel che avevo scoperto.
Questa fiaba non ha voglia di cincischiare con le solite banalità moraliste.
Vuol esser schietta, quindi evita qualsiasi qualità per bene che possa confondere le idee.
Non vuole ci siano dubbi. La ragazza non ha alcuna virtù, nessun merito.
Dev’esser chiaro! non sa far nulla e non ne ha nemmeno voglia.
È pigra!
Il Grullo dell’Oca d’oro in confronto già in qualche modo s’impegna, decide, vuole, insiste.
Qui la fanciulla sa solo dir bugie per non far brutta figura.
Si ritrova al castello, con la prospettiva di sposare il principe e montagne di lino da filare, senza aver voluto assolutamente niente di tutto ciò.
Arriva alla disperazione e la sola cosa che si risolve a fare è affacciarsi alla finestra.
Questa è una fiaba estremamente onesta.
La protagonista non è un inarrivabile esempio di abilità e virtù.
È una persona come noi, che ci stacchiamo dal letto al mattino e corriamo tutto il giorno, nascondendo la nostra inconfessabile pigrizia.
Facciamo quel che facciamo per evitare il peggio.
Succede che ci venga richiesto quel che proprio non sappiamo fare.
Non importa se nella situazione ci hanno cacciato altri. Non importa se ciò che ci vien chiesto è totalmente al di sopra delle nostre capacità. Non importa se non era nostra intenzione ritrovarci completamente circondati da un lavoro impossibile.
A volte ci siamo dentro fino al collo e dobbiamo mantenere la parvenza di chi sa il fatto suo, fingere di aver tutto sotto controllo e non ci resta che cercar di prender tempo, siamo costretti ad accampare scuse, millantare capacità.
Non sempre siamo in grado di far quel che si aspettano da noi, quindi non sempre possiamo essere virtuosi e sinceri.
La fiaba non è così insulsa da volerci presentare imbarazzanti esemplari di perfezione che ci farebbero sentire ancor più inadeguati e colpevoli.
Vuol darci una mano.
Cosa vuol dirci?
Prima di tutto che la ragazza disperata va alla finestra, vede le filatrici e riceve l’offerta d’aiuto.
L’aiuto arriva dall’esterno! Questo è il primo insegnamento.
Chiudendosi nella stanza, per cercare di farcela o per piangere da soli, non si può ricevere aiuto.
Ma ciò che la fiaba vuole sia ben chiaro è che la ragazza avrà una vita splendida perchè non si vergogna di coloro che l’hanno aiutata.
Chi raggiunge una determinata posizione può esser così preso dalla necessità di stringere le giuste relazioni e dalla tensione di essere all’altezza del nuovo status, che è possibile si dimentichi di persone che in passato erano preziose.
Non c’è più tempo per loro. Purtroppo non sono del giro. Si sentirebbero fuori luogo in certi ambienti. A dir il vero non sarebbero nemmeno presentabili.
La ragazza della fiaba non dimentica le filatrici.
Le vuole accanto il giorno del matrimonio, sedute alla tavola nuziale.
Le accoglie con il più affettuoso e sincero benvenuto.
Il principe dice di non capire cosa la leghi a simili zitellone, brutte e ridicole.
Ma a lei non importa che appaiano sgraziate e goffe, non si vergogna di loro di fronte a lui.
Questo fa la sua fortuna.
E questa a me pare una fiaba davvero etica, sbaglio?